23 dicembre 2006

Pulp night


Torno a casa, appendo il cappotto ad una sedia, salgo le scale, mi spoglio, mi levo la maglia e sento male, un polmone è rimasto impigliato, chiudo gli occhi, tiro forte e lo strappo. Lo appoggio nel lavandino dove mi lavo prima le mani e poi i denti, mi taglio la lingua e la butto nel cestino, faccio i gargarismi con il dopobarba ma fa uno strano effetto con il sangue in bocca, brucia troppo, non mi piace. Sputo in terra sulle mattonelle bianche e mentre vado in camera lascio impronte ovunque. Vado a letto ed inizio a girarmi e rigirarmi, l'orecchio sinistro è ormai spiaccicato sul cuscino, lo afferro e lo scaravento verso il soffitto per poi farlo cadere e sentire un rumore sordo. Notte insonne, il cuore non riesce a non fare rumore, spezzo lo specchio, incido il torace, lo estraggo ancora pulsante e lo chiudo nell'armadio. Buonanotte Leandro.

18 dicembre 2006

L'armadio


Una corona di pioggia si posa sulla mia testa ricordando la mia sovranità sulle parole notturne, quelle senza significato, quelle che si possono mettere in fila e dargli il senso che vogliamo perchè in realtà poi un senso non ce l'hanno. Al posto dello scettro una penna elettronica che si usa con due mani, un tappeto rosso che si è ristretto fino a diventare 20cm per 10cm, il palazzo reale dalle pareti bianche asettiche e i poster al posto degli affreschi. Nel mio regno le regole partono dai pensieri estemporanei, il tempo esatto è quello del pentagramma, e il sole non è quello che si sveglia tutte le mattine ma ciò che mi illumina.
La fragile nube regale che mi sovrasta inizia a scendere sul collo mescolando brividi di freddo a piacevoli massaggi naturali, una sensazione bizzarra, il potere che che si cela sotto ai vestiti, qualcosa di estremamente elegante ma al contempo non immediatamente riconoscibile. Allora c'è solo un modo per far capire alle proprie parole che il loro re è sempre lo stesso...rimetterle in riga come ho sempre fatto.

13 dicembre 2006

Its all I can do

In questo momento, come sempre, è lei che è accanto a me, inseparabile compagna di viaggio che non mi ha mai abbandonato (anche se a volte gli ho voltato le spalle). Sfogo tutta la mia malattia in una libera musicointerpretazione (che poi non è molto da interpretare) . E come succede tutte le volte finirò per saltare sul pentagramma senza capire perchè, mi soffermerò su una pausa a osservare la beltà delle note che mi sfrecciano attorno come carezze appuntite che scolpiscono il mio io. I miei pensieri vengono trafitti da una melodia che ho scelto e se poi questa non coincide con la realtà basta cambiare canzone, come ho sempre fatto, guidato dalle mie fragili ragioni ma illuminato dal cuore. La pioggia sulle mie guance è testimone delle tenebre che sono state nella mia testa, ma adesso

I want to run
I want to hide
I want to tear down the walls
That hold me inside
I want to reach out
And touch the flame
Where the streets have no name

I want to feel, sunlight on my face
See that dust cloud disappear without a trace
I want to take shelter from the poison rain
Where the streets have no name

Where the streets have no name
Where the streets have no name
Were still building
Then burning down love, burning down love
And when I go there
I go there with you...
(its all I can do)

The cities a flood
And our love turns to rust
Were beaten and blown by the wind
Trampled into dust
Ill show you a place
High on ta desert plain
Where the streets have no name

Where the streets have no name
Where the streets have no name
Still building
Then burning down love
Burning down love
And when I go there
I go there with you
(its all I can do)

Informazioni di esecuzione: ripeti brano? SI.

04 dicembre 2006

Le mie prigioni

Quarantotto ore di catene che pian piano si allentano, assaporo l'ergastolo dei miei sentimenti, nella cella fredda e buia della solitudine c'è una sola finestra da cui passa la tua luce. Un bagliore dall'esterno e dei passi che si allontanano nel lungo corridoio, il rumore delle chiavi che sembrano ridere per me, manette proibite che mi stringono in un abbraccio materno. Carcere cinque stelle lusso, nessun piano B, nessuna evasione in mente, la più bella prigionia di un povero innocente. Così è deciso, l'udienza è tolta.